Albania, Si Gira! 2021
Per la terza edizione del Festival del Cinema Albanese “Albania, Si Gira!”, offriamo al pubblico una selezione esclusiva di film albanesi, italiani e internazionali ispirati agli eventi che hanno maggiormente condizionato la storia degli albanesi nel periodo contemporaneo. Il programma mira ad ampliare la riflessione su come i registi hanno trattato le “transizioni” della società albanese concentrandosi in particolare sul ruolo svolto dagli italiani durante queste vicende.
Il termine “transizioni” evoca la necessità di sottostare a un cambiamento sociale, culturale o politico, che può essere il risultato di una scelta personale o collettiva così come l’imposizione forzata di un’autorità. I film ci permettono di vedere e sentire come gli autori hanno ricreato gli effetti di tali processi, soffermandoci in particolare ad analizzare il modo in cui il cinema ha rappresentato la dittatura, il dissenso, la violenza subita o esercitata, il conformismo e la trasgressione.
La selezione dei film parte dal bisogno di affrontare alcune questioni attuali che sono intimamente legate alle transizioni del passato e a quelle in corso oggi. Le crisi economiche, politiche, migratorie e sanitarie che hanno colpito l’Europa nell’ultimo decennio hanno portato al riemergere di posizioni estreme. Come in altri Paesi, l’Albania sta mettendo in discussione il contenuto di una parte del patrimonio artistico e culturale comune, che viene indicato come l’espressione dell’oppressione e delle violenze del passato. Da un lato vengono demoliti presunti simboli dell’occupazione fascista, come il Teatro Nazionale di Tirana, mentre dall’altro, intellettuali ed ex perseguitati politici chiedono di mettere al bando produzioni cinematografiche del periodo comunista, in quanto le ritengono strumenti di propaganda che offendono le vittime del regime. Questo atteggiamento iconoclasta riflette la tendenza distruttiva del totalitarismo che in precedenza ha arrecato gravi danni al patrimonio albanese alterando profondamente le realtà culturali locali.
La storia italiana e il modo in cui essa è articolata pubblicamente riguarda l’Albania in modo diretto e indiretto. L’Italia, come l’Albania, ha vissuto il totalitarismo ed è quindi obbligata a fare i conti con l’eredità della dittatura. Inoltre l’Italia ha invaso e colonizzato l’Albania, ha esportato il fascismo e, nel corso di questi eventi, ha prodotto una serie di narrazioni che ancora oggi hanno un impatto significativo sul modo in cui gli italiani vedono e si relazionano con gli albanesi, e sul modo in cui gli albanesi si relazionano con sé stessi, con la loro storia, con gli italiani e il resto del mondo. Per molto tempo in Italia si è cercato di non ricordare il passato coloniale. Questo vale soprattutto per il caso dell’Albania che spesso non viene nemmeno menzionata come parte dei territori colonizzati. In tal modo le relazioni italo-albanesi sono raccontate come il susseguirsi di varie epoche che sembrano finire senza futuro e cominciare senza passato.
Il colonialismo e i totalitarismi che hanno segnato la storia dell’Italia e dell’Albania sono in un rapporto di continuità tra loro. I regimi si sono alternati in modo storicamente co-dipendente e interdipendente in entrambi i Paesi. Essi hanno inoltre condotto politiche di “civilizzazione” con la stessa aggressività nei confronti dei margini, dei dissidenti e di tutto ciò che veniva considerato un ostacolo ai progetti di sfruttamento e modernizzazione. Gli eventi che hanno caratterizzato gli anni Novanta in Albania – tra cui la migrazione, la violenza, il crimine organizzato e la reinterpretazione delle tradizioni – così come il modo in cui gli albanesi sono stati accolti in Italia, sono il risultato degli effetti combinati del totalitarismo di destra e di sinistra e dell’eredità coloniale.
La proiezione dei film e gli interventi degli ospiti ci permetteranno di capire come il cinema crea, valorizza e sovverte le politiche coloniali e totalitaristiche. Il nostro obiettivo è stimolare una revisione storica che riteniamo sia necessaria per riassestare i valori fondamentali della società in cui viviamo. Ci auguriamo che il festival generi interesse per il cinema e che contribuisca a un dibattito costruttivo sul rapporto di prossimità corporea ed etica italo-albanese.
Buona Visione!